News Archivi - Pagina 5 di 12 - Avis Comunale di Fiuggi
Vaccino anti-Covid per i donatori, le nuove indicazioni del Ministero
Regioni e Province Autonome possono avviare le somministrazioni una volta completata la fase che coinvolge le categorie più a rischio
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Convenzione Salus Terme
Convenzione tra donatori di sangue Avis Fiuggi (ultimi 24 mesi) e Salus Terme Fiuggi.
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La mela di Aism scende in piazza il 3 e 4 ottobre
Sabato 3 e domenica 4 ottobre vi aspettiamo in Piazza Spada a Fiuggi. Leggi tutto
Plasma iperimmune quale possibile terapia per il Coronavirus?
Facciamo un po’ di chiarezza su Plasma e Coronavirus
Il messaggio del Presidente Avis Nazionale Gianpietro Briola
L’attenzione di stampa e opinione pubblica nei confronti del plasma iperimmune quale possibile terapia per il Coronavirus sta crescendo sensibilmente. Su internet e soprattutto sui social si moltiplicano articoli e messaggi che talvolta contengono delle imprecisioni e che, pertanto, necessitano di chiarimenti anche da parte nostra.
Per prima cosa è bene ricordare che AVIS sta seguendo con molta attenzione e interesse questa fase dell’emergenza Covid-19 ed è pronta a dare il suo contributo in quanto Associazione che riunisce al suo interno oltre 1.300.000 volontari.
Il plasma appare efficace, e i risultati lo dimostrano, grazie agli anticorpi sviluppati dai pazienti che sono guariti. Tuttavia con il plasma stesso è possibile somministrare anche altre sostanze non necessarie nel trattamento di alcune patologie e per questo ancora oggi è considerata una terapia sperimentale. Per capire la validità di questa procedura occorre prima di tutto individuare la classe di anticorpi giusti e specifici e misurarne il loro titolo anticorpale, cioè il dato che rileva la quantità di uno specifico anticorpo in circolo nel sangue.
Una volta individuati gli anticorpi vanno poi isolati e purificati.
Per “purificazione” si intende isolare con un procedimento industriale questi anticorpi specifici e ricavarne un prodotto finale proteico che viene poi, in giuste dosi standardizzate, conservato nei flaconcini in frigorifero come farmaco. Nei fatti, è la stessa procedura che viene seguita per le immunoglobuline.
I test che vengono comunemente proposti e spesso pubblicizzati per un’improbabile “patente d’immunita” non sono assolutamente sufficienti. Inoltre, ancora non sappiamo e dobbiamo, pertanto, studiare quanto questi anticorpi rimangano in circolo, in che quantità e con quale efficacia.
Il punto su cui occorre contribuire a fare chiarezza è che AVIS, fin dall’inizio, sta lavorando fianco al fianco con la comunità scientifica e con il CNS, valutando sperimentazioni ed efficacia, ma seguendo le disposizioni del Ministero della Salute e del Consiglio superiore di sanità. Peraltro non tutti i pazienti guariti e gli individui che abbiano avuto contatti con il virus sviluppano gli anticorpi in egual misura ed efficacia e questo comporta una selezione particolarmente accurata dei donatori.
Tuttavia, la stessa comunità scientifica sta lavorando per individuare il miglior test, in efficienza ed efficacia, in grado di rilevare e dosare gli anticorpi specifici che si sviluppano dopo aver contratto il Coronavirus (titolo anticorpale) e in grado di neutralizzare il virus stesso.
È bene poi ricordare che, in quanto terapia sperimentale, quindi regolata da specifici protocolli, sotto il controllo dei comitati etici e riservata a particolari pazienti più gravi e con danni multi-organo e quindi non applicabile a tutti i pazienti, al momento la raccolta di plasma iperimmune è stata attivata solo in alcune Regioni e ospedali e compito dell’Associazione è quella di supportare le necessità, secondo evidenze e indicazioni scientifiche e non certo quella di farsi “promotrice” di scelte pur lodevoli ma dettate dall’emozione.
La nostra attenzione rimane alta e la disponibilità altrettanto, ma serve assoluta cautela per lavorare uniti, con consapevolezza e onestà alla ricerca di una strategia e una terapia che offrano sicura speranza ai nostri malati.
Siamo assolutamente convinti delle potenzialità del plasma e delle immunoglobuline, siamo disponibili a organizzarci per la raccolta ma siamo altrettanto scrupolosi nella qualità e validità del prodotto.
Appena conosceremo il test che meglio è in grado di rilevare e dosare questi specifici anticorpi e non appena le aziende di plasmaderivazione saranno in grado di produrre le immunoglobuline specifiche, coinvolgeremo la generosità dei donatori per la plasmaferesi.
Nelle ultime ore stiamo ricevendo numerosi messaggi di donatori e utenti che chiedono maggiori delucidazioni e, a tale proposito, desideriamo suggerire nel file allegato alcune utili risposte.
Perché ora è importante programmare le donazioni?
La risposta degli italiani agli appelli alla donazione delle ultime settimane è stata molto elevata. Segno, questo, della solidarietà e della sensibilità che i cittadini hanno saputo offrire anche in un momento così delicato.
Non possiamo che ringraziare infinitamente le migliaia di persone che hanno dato il proprio contributo o hanno manifestato la volontà di diventare donatori.
Contestualmente però la richiesta di sangue da parte degli Ospedali è diminuita per la sospensione di molti interventi chirurgici e di terapie non urgenti, differibili. Pertanto l’urgenza che si era immediatamente manifestata per i dubbi e le legittime perplessità di molti donatori, relativamente ai rischi connessi alla donazione, è rientrata e le scorte sono state compensate assicurando sangue ai pazienti cronici e disponibilità per emergenze di breve periodo. Inoltre sono risultate maggiormente interessate dall’epidemia le regioni con il più alto numero sia di donazioni sia di consumi, con un carico di rischio inizialmente legato alla possibile ulteriore estensione dell’infezione. Rischio che, per il momento, può essere considerato scongiurato grazie a proprio al contributo dei donatori.
Quindi ora la parola d’ordine è “programmare” per garantire continuità e stabilità del nostro sistema. Inoltre, secondo le disposizioni governative di contenimento del contagio, è etico che anche la raccolta movimenti il minor numero di persone/donatori possibile e questo rende ancor più cogente la chiamata programmata secondo le necessità di scorta di sangue e limitando in questo periodo l’accesso alle sedi di raccolta ai soli donatori periodici.
Per spiegare le ragioni di questa necessità, abbiamo cercato di fare un po’ di chiarezza, rispondendo alle principali domande che ci sono state poste soprattutto attraverso i nostri social network.
Perché non posso donare subito e mi è stato chiesto di programmare la mia donazione nelle prossime settimane?
Come comunicato dal Centro Nazionale Sangue nei giorni scorsi, a seguito dei numerosi appelli delle istituzioni su tutto il territorio nazionale si è registrato un surplus di unità di sangue. Ecco perché è opportuno smaltire prima queste scorte.
Per quanto tempo è possibile conservare il sangue?
I globuli rossi vengono conservati in appositi frigoriferi a una temperatura fra i +2°C e i +6°C, per un massimo di 42 giorni.
Non tutti i gruppi sanguigni sono diffusi allo stesso modo tra la popolazione.
In Italia, per esempio, quello più comune è lo 0+ (40%), seguito dall’A+ (36%), B+ (7,5%), 0- (7%), A- (6%), AB+ (2,5%), B- (1,5%) e AB- (0,5%). Per questo il fabbisogno e la disponibilità di sangue sono strettamente correlati a queste percentuali.
Esistono, poi, i cosiddetti gruppi rari, il cui assetto antigenico viene riscontrato al massimo in un individuo ogni 1.000/5.000 soggetti esaminati.
Perché molte Avis stanno invitando a donare il plasma?
Prima di tutto perché i tempi di conservazione del plasma sono maggiori e possono raggiungere addirittura i 24 mesi. Inoltre, l’Italia non ha ancora raggiunto l’autosufficienza di farmaci plasmaderivati ed è quindi importante incentivare questo tipo di donazione.
È possibile prevedere il fabbisogno di sangue ed emocomponenti?
Ogni anno il Centro Nazionale Sangue, struttura responsabile del coordinamento di tutto il sistema trasfusionale italiano, redige un piano che – sulla base dei dati pregressi – è in grado di calcolare una stima del fabbisogno futuro per ogni regione e provincia autonoma.
Che cosa accade se una Regione o un’azienda ospedaliera non sono autosufficienti?
Scatta il meccanismo detto di “compensazione”, secondo cui le Regioni (oppure, a livello intraregionale, aziende sanitarie) che raccolgono più sangue rispetto al proprio fabbisogno, lo cedano a quelle più in difficoltà. Nelle ultime settimane le donazioni sono state così numerose che non è stato necessario ricorrere alla compensazione.
Che cosa accade nel caso di gravi emergenze?
Le Strutture Regionali per il Coordinamento delle attività trasfusionali (SRC) sono responsabili di definire una “scorta strategica” di unità di sangue da utilizzare solamente in caso di maxi-emergenze, e che deve rimanere costante. Quando si verifica un evento che rende necessario far scattare il piano, viene allertato il Centro Nazionale Sangue (CNS), che gestisce, insieme alle SRC, anche gli eventuali afflussi di unità da altre regioni. Se necessario il CNS supporta le SRC per incrementare le attività di raccolta, coinvolgendo tutti i soggetti interessati, a partire dai rappresentanti nazionali delle Associazioni e Federazioni dei donatori. Quando necessario, inoltre, il CNS coordina anche la compensazione di medicinali plasmaderivati da altre Regioni e si raccorda con le aziende fornitrici di materiale per la raccolta del sangue e di diagnostici per possibili forniture straordinarie.